Riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, la zona della Tequila a Jalisco messicano è la regione dell’agave, punto di partenza di un percorso sensoriale e gustativo unico e inconfondibile. Se immagini migliaia di spade blu e verdi in contrasto con un cielo limpido, non sei molto lontano dalla visione con cui ti troverai di fronte quando raggiungi le piantagioni di agave, il componente principale della Tequila.
Già in epoca preispanica, i messicani adoravano un tipo di agave noto come Maguey (agave americana), considerata la rappresentazione di Mayahuel, dea dell’ebbrezza, che allattava i suoi 400 figli con il pulque rilasciato dai suoi numerosi seni. Dalla fermentazione del cuore dell’agave Maguey si otteneva una bevanda sacra che solo in occasione di particolari eventi poteva essere degustata da tlatoani (che significa imperatori), sacerdoti e anziani. Per i più curiosi è ancora oggi possibile bere pulque nei locali “bar”, le cosiddette Pulquerie.
Oggi la tequila è tutelata dal consorzio di origine controllata. Ciò significa che è possibile chiamare Tequila solo il distillato a base di agave blu, quindi l’Agave Tequilana Weber, coltivata e raccolta nello stato di Jalisco.
Il turismo ha portato alla nascita del Tequila Express, il treno ancora oggi che collega Guada lajara alle più importanti haciendas tequileras da Jalisco, e alla Ruota del Tequila, il treno che raggiunge diverse piccole città dove si possono gustare diversi tipi di tequila.
Questo liquore ha sempre caratterizzato un gusto piuttosto intenso, matrimonio perfetto per il senso messicano dato alla parola Tequila, che significa festa, orgoglio, empatia tra amici, poiché con pochi sorsi caldi di Tequila le migliori serate si possono gustare con i buoni amici. La tequila può essere gustata per celebrare i successi e non pensare ai fallimenti, per raccontare e condividere serenamente storie di vita o anche in eventi speciali.
Il Mezcal è invece un prodotto ottenuto dall’agave matura, quando la stessa viene raccolta poco prima della fioritura, caratterizzata da un processo produttivo unico. La pianta viene recisa in modo netto, le foglie vengono eliminate per “liberare” il cuore di Maguey (la cosiddetta “piña”), per questo da cuocere per quasi quattro giorni in un forno sotterraneo abbastanza rudimentale alimentato a legna.
Dopo questa fase di cottura, viene macinata nella Tahona, e lasciata fermentare per circa otto giorni, a seconda del produttore. Successivamente viene distillato due volte, utilizzando i tradizionali alambicchi di rame (nelle zone più sviluppate) fino a raggiungere un grado alcolico di 40° o leggermente superiore.
Il risultato è un prodotto unico, intenso e dai sentori affumicati. I messicani hanno reso unica questa bevanda creando anche dei Mezcal aromatici, come quello del petto di pollo (Mezcal de Pechuga), che tradizionalmente si beve il giorno della morte dei mezcaleros o nei riti sacri. A seconda del contenuto zuccherino, e della sua maturazione in legni semplici o in botti di leccio, il Mezcal può essere “joven”, “reposado” o “anejo”. Il tempo di stagionatura può variare da meno di due mesi fino a più di un anno per l’Añejo.
Il Messico è molto particolare anche per un altro aspetto: il cibo. Il cibo di strada è una roccaforte del paese. Ad ogni angolo di ogni città si possono gustare pasti diversi, spesso consegnati da un’auto o da un furgone. La tradizione è così forte da coinvolgere persone appartenenti ad ogni livello sociale. Le specialità più comuni sono i tacos di lingua o pancia di vitello, e i tamales, involtini di pannocchia di mais o foglie di avocado, e ripieni di masa (pasta di mais) ripieni, poi cotti al vapore o in umido. Elotes, salato o dolce, sono anche scelte popolari: gustose pannocchie da sgranocchiare obbligatoriamente per strada. Un cibo umile, ma unico nel suo genere. Alla fine tutti i presenti vengono raggruppati per le dita, sporche di grasso di cottura.
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