La torba, o torbatura, è una caratteristica piuttosto evidente anche per i neofiti, tanto evidente da essere un vero e proprio limite invalicabile per alcuni. Anche fra i non appassionati di whisky è comune classificare il distillato in torbato e non torbato. Alcuni shop online hanno inserito la categoria “whisky torbati” per soddisfare al meglio la ricerca dei prodotti. I whisky torbati sono spesso descritti come prodotti molto saporiti, molto particolari, talvolta di difficile apprezzamento o di smisurato amore, con poche vie di mezzo.
Ultimamente alcune distillerie (come Glendronach) hanno presentato, per la prima volta nella propria storia, prodotti dichiaratamente torbati; altre distillerie (come Bruichladdich), oltre ai prodotti tradizionali, presentano una linea torbata (Port Charlotte) e affiancano addirittura il whisky più torbato al mondo (Octomore). Cerchiamo di fare ordine e di fornire qualche informazione utile prima della, necessaria, degustazione dei prodotti torbati.
Come si origina la torba?
La torba è la prima fase della carbonizzazione dei vegetali. Il carbone è originato prevalentemente dal legno, viceversa la torba è generata dall’erba, soprattutto nelle zone paludose, dove l’acqua perenne consente all’erba di accumularsi e di crescere, arrivando addirittura a metri di deposito.
Come si ottiene la torba necessaria alla combustione?
Una volta trovata la torba, bisogna innanzitutto rimuovere lo strato di vegetali “vivi” al di sopra, per poi riposizionarlo una volta tolto il prodotto sottostante. La torba viene estratta con una particolare pala ma ancora non è ottimale per l’utilizzo finale; bisogna lasciarla asciugare all’aria aperta per diverso tempo, di solito pochi mesi. E’ un procedimento da evitare nei mesi più umidi o in presenza di fonti di acqua molto vicine che potrebbero bagnare la torba (fiumi, laghi, torrenti). Una volta seccata, si può usare come combustibile per svariati utilizzi; la produzione di whisky torbato è solo una variante del classico caminetto casalingo.
Come si usa la torba nella produzione del whisky?
La torba viene utilizzata perchè produce più fumo rispetto al legno. In pratica, nella fase finale del maltaggio (cioè il passaggio da orzo a malto), l’orzo viene affumicato con il fumo di torba e si essicca. Questo procedimento è stato sfruttato in Scozia perchè essendo stato il suo territorio sempre ricco di questo combustibile, mediante il suo utilizzo poteva drasticamente diminuire i costi dell’importazione del carbone o del legno. Il malto ottenuto avrà dunque una certa percentuale di torba misurabile in Parti Per Milione (PPM), numero talvolta riportato in etichetta o sul sito della Distilleria. Per misurare la torbatura è necessaria una spettroscopia, una tecnica di laboratorio.
Riportiamo ora alcuni livelli di PPM di alcune distillerie:
Sono numeri indicativi che possono variare di anno in anno o da prodotto a prodotto: Ardbeg, ad esempio, oscilla dagli 8PPM del Blasda ai circa 100 del Supernova. Lo scettro di “malto più torbato al mondo” è di Octomore: con 309PPM con Octomore 08.3 stiamo parlando di un livello di torbatura elevatissimo. Un vero e proprio esperimento! Ovviamente la torba non è la stessa da zona a zona: parlando di Scozia, la torba dell’entroterra sarà diversa da quella dell’Islay, piccola isola circondata dal mare, patria dei whiskies torbati più famosi (Lagavulin, Ardbeg, Caol Ila, Laphroaig, Bowmore).
Di cosa sa la torbatura?
La torbatura dell’orzo connota il distillato con alcune note caratteristiche che variano però da prodotto a prodotto in base anche all’invecchiamento: segnaliamo infatti che la torbatura, anno dopo anno di invecchiamento, diminuisce di potenza. Esemplari come Talisker 30, pur essendo torbati all’origine, hanno pochissime tracce di torba, praticamente assenti.
La torbatura può donare note medicinali, costiere, affumicate. La torba può essere vegetale, medicinale o marina.
Prodotti consigliati
Non perderti i nuovi rilasci e i distillati con i punteggi più alti!