L’INVECCHIAMENTO DEL WHISKY

L’INVECCHIAMENTO DEL WHISKY

L’invecchiamento del whisky è un processo produttivo che trasforma il distillato vergine, il cosiddetto new make spirit, nel prodotto finale che poi andremo a versare nel nostro bicchiere. Questo procedimento, per il whisky scozzese, ha una durata variabile, decisa dall’azienda produttrice anche se non completamente; il distillato deve essere sottoposto ad un invecchiamento minimo di almeno 3 anni (dettato dalla legislatura). Il termine massimo non è invece stabilito dalla legge, ma per chiamarsi legalmente whisky, il prodotto deve sottostare ad un ulteriore regola: deve avere un grado alcolico di almeno 40°.

Iniziamo dagli esemplari estremi per dare una connotazione d’impatto: Gordon&MacPhail ha rilasciato recentemente un esemplare di Mortlach da botte singola di ben 75 anni, distillato nel 1939, prima della Seconda Guerra Mondiale. Prodotti di questo tipo non solo sono rari, ma decisamente unici. Questo Mortlach, per esempio, si affianca ad altri prodotti, come il Glenlivet 1940, di ben 70 anni, e il Macallan di 62 anni. Il prezzo è, ovviamente, dettato da una serie di variabili che tengono in considerazione l’estrema rarità e unicità di questi prodotti, e si presentano di conseguenza quasi proibitivi. Del resto, anche il quantitativo molto limitato di prodotto, seguirebbe la medesima logica. Altre distillerie, tra cui Glendronach e Glenfarclas, rilasciano con maggiore frequenza prodotti degli anni ’60 e ’70.

IL WHISKY PIU’ E’ INVECCHIATO E PIU’ E’ BUONO?

Questa domanda è frequente e non ha una risposta univoca. Solitamente la persona che si occupa delle botti in una distilleria ha il compito di selezionare le botti per i prodotti base, quindi con invecchiamento contenuto (10/20 anni), lasciando magari da parte una ristretta selezione di botti per gli invecchiamenti più lunghi o celebrativi di qualche traguardo. Esemplari come Macallan 40 o Bowmore 40 sono rari e piuttosto costosi, prezzo dovuto al costo di mantenimento e stoccaggio della botte nei depositi della distilleria produttrice. Nel caso dei Single Casks, pratica comunque minoritaria rispetto alla percentuale di whisky assemblati con più botti, è compito del proprietario della botte decidere il momento appropriato per imbottigliare il liquido. Non sono rari prodotti giovani, quindi di 7 o 8 anni, così come prodotti più invecchiati. Dipende dal gusto personale della persona che seleziona la botte o dalle necessità dell’azienda proprietaria.

 

COSA COMPORTA EFFETTIVAMENTE L’INVECCHIAMENTO?

Questa fase crea uno scambio tra distillato, legno della botte ed ambiente esterno, influenzando il liquido e marcandolo con una serie di caratteristiche che lo rendono unico. Ogni botte non ha eguali e presenta le proprie caratteristiche, che la contraddistinguono da tutte le altre.

Le botti sono strutture in legno che possono contenere dai 40 ai 700 litri di distillato. La dimensione influenza l’invecchiamento, così come l’origine del legno. Il liquido precedentemente contenuto trasmette al legno delle caratteristiche particolari, che daranno un’impronta ben precisa al whisky, per cui la selezione delle botti è fondamentale per ogni distilleria. Ogni distilleria ha il proprio registro storico delle botti, che permette di conoscere esattamente il numero di volte che una botte è stata utilizzata.

Per un approfondimento sulle botti, il loro impiego, i materiali e altre curiosità, clicca qui.

CURIOSITÀ

– Pratica recente ma sempre più impiegata, è quella di terminare la maturazione in botti differenti. Si tratta dei cosiddetti finish e ve ne sono svariati. Una distilleria nota per questi esperimenti è Arran, che addirittura ha utilizzato le botti del nostrano Amarone per finire l’invecchiamento del proprio whisky. Anche Bruichladdich propone spesso questo tipo di esperimenti.

– Si presume che circa il 70% delle caratteristiche del whisky sia dovuto all’invecchiamento.

 

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